domenica 24 maggio 2015

Clodiense bilancio di fine stagione

Finito il campionato ormai con la squadra in vacanza si comincia ad analizzare ed abbozzare quello che potrebbe essere il futuro per il prossimo campionato, punto di partenza sicuramente l'allenatore che merita la riconferma per il lavoro svolto in questi due anni, dopo l'esperienza maturata nel primo anno (in un girone forse più tecnico), nel secondo ha dimostrato una crescita netta sopratutto nel gioco espresso dalla squadra (con la Sacilese la Clodiense divide il podio del migliore) e nell'approccio alla gara, con il risultato di aver raggiunto l'obiettivo con sei giornate d'anticipo. L'unica pecca il finale di stagione con le sei sconfitte consecutive, che ha lasciato perplessi sul rendimento anomalo di una squadra che fino all'incontro con il Padova era imbattuta nel girone di ritorno.
Ora manca solo l'ufficializzazione della riconferma del tecnico per iniziare la campagna acquisti che a meno di sconvolgimenti societari dovrebbe riconfermare nella quasi totalità il blocco dei giocatori attuali, il presidente Ivano Bielo ed il d.g. Boscolo Gallo come ogni anno in questo periodo lanciano l'appello alla città per avere aiuti economici e riuscire a garantire la categoria e forse con l'aiuto di qualche altro imprenditore le aspirazioni potrebbero essere maggiori.

Sul fronte tifosi l'ambiente si è parecchio raffreddato, anche se le presenze allo stadio quest'anno sono aumentate, più per la presenza di tifosi ospiti che di locali visti i tanti derbi regionali (su tutti la partita con il Padova). Per riscaldare la piazza e far ritornare il pubblico, la società ha sempre la possibilità di giocarsi il jolly del cambio di denominazione (cosa mai voluta e più volte ribadita sia dal Presidente che dal D.G.della Clodiense), la dimostrazione che la denominazione Union CS puo' portare un'ondata di entusiasmo è stata evidenziata dagli Ultras che organizzando un' incontro benefico hanno raccolto più spettatori della partita  Clodiense-Padova.
La squadra avrà sicuramente bisogno di ritocchi a causa di qualche defezione su tutti Santi, dopo un'annata 
super (17 gol realizzati) troverà in altri lidi la possibilità di dimostrare tutto il suo valore (provabile una squadra di serie D che punti a vincere il campionato o addirrittura una squadra di lega Pro), in attacco anche Siega dovrebbe far ritorno a Venezia per fine prestito, mentre per il difensore Tiozzo Francesco l'ottimo campionato disputato dovrebbe far scattare il rinnovo del prestito sempre con il Venezia. Mazzetto ha già espresso la volontà di rimanere, come molti altri titolari, sicuramente la società che ben si è mossa quest'anno sul fronte giovani troverà dei degni sostituti che riempiano i tasselli mancanti per una nuova stagione positiva.

Unica nota negativa lo stadio A.D. Ballarin, ad agosto si era deciso di riparare la tribuna centrale che causava infiltrazioni negli spogliatoi e la demolizione e ricostruzione della curva nord (il tutto annunciato alla stampa dall'ex assessore Girotto), prima uno spostamento a settembre successivamente a gennaio perchè i fondi non erano disponibili prima del nuovo anno, la ciliegina sulla torta la partita con il Padova  ha dimostrato l'incapacità dell'attuale giunta di programmare gli interventi necessari con un notevole danno oltre che d' immagine anche economico a causa della limitata capienza.
Se veramente i fondi sono stati stanziati, c'e' tempo da oggi all'inizio del campionato per effettuare il minimo indispensabile per rendere decente e agibile una struttura ormai fatiscente.

O.C.









lunedì 11 maggio 2015

CLODIENSE - KRAS REPEN 1-2
La Clodiense continua la striscia negativa anche nell'ultima di campionato      

 

24' p.t. Spetic (K), 13' s.t Grujic (K), 28' s.t. Fross (K) autorete
Per fortuna che il campionato si è concluso perchè la striscia negativa di sconfitte sembra senza fine,anche contro il Kras una Clodiense svogliata non riesce ad arrivare alla quota dei 50 punti.
D'altronde centrato l'obbiettivo salvezza non c'era la voglia di disputare i play off (ad oggi restano un 'inutile e costosa coda di campionato in tempi di crisi non è il massimo), i granata hanno fatto un campionato oltre le aspettative mostrando un buon calcio ed il finale di stagione non ha modificato il giudizio positivo sulla squadra.
La partita inizia in uno stadio semi deserto come spesso succede da anni, le presenze si attestano a circa un centinaio di persone con buona e colorita presenza ospite. La Clodiense scende in campo con la formazione piena zeppa di giovani (giusto aver fatto maturare minuti a chi è stato poco utilizzato nell'arco del campionato) anche in prospettiva futura, il Kras schiera la miglior formazione con l'unico obiettivo possibile la vittoria, sperando in un passo falso del Giorgione per poter continuare a sperare nei play out. La partita inizia con la Clodiense in controllo ma  Maio e Grujic in avvio fanno scattare l’allarme rosso nella distratta difesa di casa. Al 24’ arriva il vantaggio sugli sviluppi di una punizione, l’uscita di Okroglic è pessima e Spetic da due passi segna il gol facile. 
Successivamente l'arbitro non vede una trattenuta vistosa in area di Chiozzotto che strattona Knezevic che, però, non convince l’arbitro ad assegnarli un rigore.  Nel finale di tempo la Clodiense ha un sussulto al 38’ Isotti si gira bene ma centra il palo, mentre Mastroianni, al 39’, calcia forte ma centrale. Si arriva al riposo senza altre emozioni. 
Nella ripresa Santi dentro per Cigna e il bomber si presenta (3’) con un diagonale di poco largo. Al 13’ però ecco il raddoppio ospite Boscolo Berto sbaglia e lascia via libera a Grujic che segna. Il Kras (28’) si segna da solo con Fross che manda nella propria porta un traversone di Siega, da annotare l'esordio per la Clodiense di Ruocco classe 98', per il Kras le notizie migliori arrivano via radio il Giorgione ha perso, il miracolo è arrivato si giocheranno il play out a Castelfranco  per la permanenza in serie D.

La fine del campionato permette di analizzare il cammino dei granata in questa annata ed attribuire un voto molto alto a tutti i giocatori, ad agosto alla partenza della stagione nessuno avrebbe immaginato un epilogo simile, sicuramente la Clodiense è stata la sorpresa del campionato in coabitazione con l'Arzignanochiampo, il finale negativo non pregiudica quanto di buono visto.
La scelta della società  di puntare su giocatori giovani in cerca di riscatto ha pagato, e ha dimostrato che senza sperperare un patrimonio si può creare una squadra competitiva, l'allenatore Pagan ha completato l'opera, ha confezionato su misura uno schema che ha sfruttato al meglio il capitale giocatori a disposizione.
Ora arriva il tempo delle scelte, se si continuerà con Pagan (la volontà di rimanere è confermata dalle dichiarazioni del dopo partita, spetta alla società accontentare il tecnico), il prossimo campionato potrebbe rivelarsi ancor più ricco di soddisfazioni, il gruppo è buono sicuramente ci potranno essere delle uscite (Santi sarà molto difficile trattenerlo dopo l'ottima annata), ma con pochi innesti potrebbe diventare una squadra molto competitiva. 


mercoledì 6 maggio 2015

PER NON DIMENTICARE IL 04 MAGGIO 1949
 Il 4 maggio non è un giorno, è l’eternità

 

L’eternità del Toro, del suo unicissimo mondo, della sua fierissima gente, del pianto, della rinascita. Questa, la rinascita, eterna e puntuale e inevitabile quanto la morte. Il Torino è sempre risorto, malgrado tutto, oltre gli attentati del destino e dei miscredenti, degli uomini bruti e degli affari. Per questo, il 4 maggio, giorno di lacrime e di sublimi rimembranze, è anche giorno di composta e grata letizia. Si ricorda un’immane tragedia, si celebrano uno squadrone irripetibile e troppi giovani ragazzi uccisi nel fiore della vita. Ma si ribadisce anche, si perpetra e si perpetua il valore di quell’estremo sacrificio. 

 

l 4 maggio 1949 il Toro è morto per non morire mai più. Non solo perché entrato nella Leggenda col nome non usurpato né eccessivo di Grande Torino. Senza Superga, il Toro non sarebbe quel che è; forse, anzi probabilmente non avrebbe resistito ai successivi tentativi di distruzione, più o meno palesi. Eccole, le centinaia, le migliaia di persone che ogni 4 maggio - ma ne trovi ogni giorno, pellegrini da ogni dove e di ogni “fede” - salgono il monte sacro di Torino, dove si erge la Basilica fatta costruire da Vittorio Amedeo II come ringraziamento alla Vergine Maria per aver sconfitto gli assedianti francesi nel 1706. Quella gente non è lì solo per ricordare e celebrare. A Superga si consuma un rito di comunione, di fratellanza, si ribadisce la vitalità di un sogno, di un pensiero, di un sentire comuni. La loro forza ribelle e incoercibile. Quello squadrone dava spettacolo, emozioni e roboanti vittorie negli Anni 40, sette decadi fa: una vita. Tanta partecipazione, tanto affetto e riconoscenza non si spiegano altrimenti.


Costruita pezzo dopo pezzo da Ferruccio Novo, presidente moderno e precursore, la squadra granata più forte di tutte cavalcò il decennio peggiore del secolo breve italiano. Quei Quaranta di guerra mondiale e guerra civile, di dittatura e occupazione straniera, di bombe e torture, paure e miseria, fame e freddo, poi umiliazione e macerie. Il suo galoppo fu interrotto nel mezzo, eppure riprese subito, nel ’46. Divenne simbolo e leggenda già in vita: orgoglio d’Italia, con Bartali e Coppi segno di un popolo piegato ma non spezzato che rialzava la testa, e più gliela schiacciavano e più si rialzava. Non c’erano le coppe internazionali, i Mondiali erano spariti dal ’38, eppure la fama del Grande Torino aveva superato i confini, varcato gli oceani. Bacigalupo Ballarin Maroso... era diventata una cantilena per tutti, persino per chi il pallone neanche sapeva bene cosa fosse. Fenomeno del calcio oltre il calcio, entrato nella vita comune, nei modi di dire, nell’immaginario collettivo. Fece innamorare un intero Paese, persino tanti che erano tifosi veri di altre squadre. A un passo dal suo 5° scudetto consecutivo, quello squadrone si concesse una trasferta in Portogallo per onorare un impegno preso da Valentino Mazzola: il capitano, il più forte senza essere il più dotato tecnicamente. Giocatore universale, di strepitosa sostanza e soprattutto di assoluto, unico temperamento. Mazzola aveva organizzato con il suo amico del Benfica, Francisco Ferreira, un’amichevole per celebrare l’addio al calcio di quest’ultimo. Di ritorno dalla partita (disputata il dì precedente e terminata 4-3 per il Benfica), il 4 maggio 1949, l’aereo giunse nelle vicinanze di Torino poco prima delle 17. Il cielo era bassissimo e livido. Il trimotore Fiat G. 212 delle Aviolinee Italiane, siglato I-Elce, si tuffò nelle nubi per approcciare l’atterraggio, ma perse la rotta. Alle 17.05 uno spaventoso tuono fece girare gli occhi di Torino verso Superga, illuminata nell’agghiacciante crepuscolo innaturale dallo scoppio: l’aereo si era schiantato nel terrapieno alle spalle della Basilica. Trentuno persone: 18 giocatori, 3 dirigenti, 2 allenatori, un massaggiatore, 3 giornalisti (tra i quali Renato Casalbore, fondatore e direttore di Tuttosport), 4 membri dell’equipaggio. Nessun superstite. Il Grande Torino non c’era più: restava il Toro.

lunedì 4 maggio 2015

ALTOVICENTINO-CLODIENSE 3-0


RASSEGNA STAMPA
(Gazzettino, edizione di Venezia) Delusi dal risultato, ma non dalla prestazione. «Dispiace per il pesante passivo – ha dichiarato Stefano Pelizzer – ma penso che il punteggio finale non rispecchi quanto visto in campo. Abbiamo disputato un buon primo tempo; poi, proprio nel minuto di recupero, è arrivato il vantaggio dell’Altovicentino. Nella ripresa eravamo partiti bene, ma poi è arrivata la loro seconda rete. Rispetto alle precedenti gare credo ci sia stato un miglioramento. Ora ci attende l’ultima di campionato con il Kras Repen. La giocheremo in casa, daremo tutto per accomiatarci nel modo migliore dai nostri tifosi. Anche se nel finale abbiamo perso il passo, credo che questa annata sia egualmente positiva. Eravamo partiti per salvarci, siamo arrivati vicini ai play off. Forse ci è mancato un pizzico di esperienza in più». Elia Pitteri si presenta ai taccuini con il naso gonfio per la botta ricevuta da Gambino. «L’ho anticipato di testa mentre stava per rovesciare – racconta – e mi ha colpito. Succede. Durante la partita non ho sentito granchè, ma adesso il naso mi fa male, andrò a farmi vedere al pronto soccorso. La partita? Decisa dallo strano gol di Gambino. Ho provato a chiudere, ma ne è scaturito un pallonetto che ha beffato il nostro portiere. Risultato a parte, credo che abbiamo fornito una buona prestazione. Nella ripresa abbiamo cercato di raddrizzare il match, invano».
(Gazzettino, edizione di Venezia) Andrea Pagan, squalificato, la partita l’ha vista dalla tribuna (in panchina è stato sostituito dal vice Edrik Tiozzo). «Abbiamo tenuto in scacco l’Altovicentino per tutto il primo tempo. Poi è arrivata la rete di Gambino ad alterare gli equilibri. Attaccante in fuorigioco? Non mi è parso, è stato servito con una palla lenta, l’impressione è che abbia fatto in tempo a posizionarsi dietro alla nostra difesa. Anche nella ripresa abbiamo reagito con cipiglio e determinazione, e fino al loro secondo gol credo che tra le due formazioni quella che ha fatto le cose migliori è stata la nostra. Purtroppo è un periodo che veniamo puniti al minimo episodio. Comunque in campo, nonostante i tre gol incassati, non ho visto tutta quella differenza di punti che c’è in classifica, ed anche di budget: con due giocatori dell’Altovicentino noi facciamo un’intera squadra». Soddisfatto dunque della prestazione dei suoi? «Sì. I ragazzi hanno ben interpretato la gara nonostante per la prima volta quest’anno ci siamo schierati con un 3-5-2 che non avevamo mai provato. Ma abbiamo dovuto fare di necessità virtù: su otto difensori della rosa ne avevo a disposizione solo tre. Inoltre va detto che, visto il momentaccio da cui venivamo, il morale non era certo al massimo». Prima di scendere in campo credevate ancora nei play off? «No, praticamente eravamo già fuori dai giochi. C’erano troppe combinazioni che dovevano risolversi a nostro vantaggio, oggi poi l’Arzignano ha vinto e quindi non ci sarebbe stato niente da fare. Adesso ci attende l’ultima partita, e vogliamo chiudere in bellezza davanti ai nostri tifosi».
(Giornale di Vicenza) Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? Se il presidente Dalle Rive si tiene il risultato ma liquida la partita come «un buon allenamento», il tecnico, Zanin, elogia il gruppo per la professionalità. Entrambi concordano, però, nel ritenere la sfida contro il Padova «non una gara qualsiasi, ma un banco di prova per le ambizioni societarie e pure personali». Parafrasando il Borgorosso Football Club, “chi si estranea dalla lotta rischia di ritrovarsi altrove il prossimo anno”. Sicuramente non Matteo Gritti, uno che, come capitan Pozza, non finisce mai di lottare. «Sembravo Felipe Anderson? Non scherziamo, però mi sono trovato a mio agio lì. Vero, dopo 10´ che correvo sopra e sotto, ho cominciato a sentire il campo, poi però ho capito come gestire il ruolo ed ho finito correndo più di prima. Il gol? “Cozzo” che segna su mio assist è stata una gran soddisfazione». E chi non sta nella pelle è pure Carmine Marrazzo, autore del gol, che in casa non aveva mai segnato: «Mi piace far gol così,soprattutto mi piace giocare in quella posizione. È stato un periodo particolare per me, mi ha pesato molto non giocare, anche se capisco che davanti la concorrenza è fortissima. Però avevo voglia di far vedere che l´Alticentino può contare anche su di me».
(Giornale di Vicenza) Più che una partita di calcio, quasi un film esistenzialista. L´Altovicentino batte per 3 a 0 la Clodiense ma in un “Fiori” che, per la prima volta, si veste d´inverno, tra nuvole basse e folate di freddo, è l´incrocio di storie a scrivere il pomeriggio. Come cerchi che si chiudono. A cominciare dall´arbitro Kether Del Toso, alla sua ultima direzione in serie D. Tre anni fa la sua avventura nella categoria cominciò proprio da qui, dall´impianto valdagnese, un Trissino Valdagno-Porto Tolle che vide sugli spalti ben 1.500 tifosi. Sogni di gloria che si spengono definitivamente anche in casa Clodiense «ma per agganciare i playoff dovevamo sperare in troppe coincidenze» osserva lo squalificato tecnico Pagan. Resta invece intatto quello dell´Altovicentino di approdare nella categoria superiore, anche se, a ben vedere, il successo contro i granata, che all´andata imposero un 4 a 4 pirotecnico, alimenta i rimpianti perle troppe partite buttate alle ortiche. Zanin sorprende un po´ tutti schierando Gritti sull´esterno offensivo e lasciando a Pignat il compito di affiancare Di Girolamo e Bertozzini nella linea difensiva. Il “mastino” sembra Cafu, attacca la fascia e torna che è un piacere ed al 5´ serve una bella palla a Gambino che si coordina al volo ma la manda a sfiorare il palo. E 10´ dopo torna come un treno su una ripartenza avversaria interrompendola di petto. Insomma, proprio una bella sorpresa. Al 19´ c´è anche un palo, casuale, dei padroni di casa: Gambino si libera fra i due centrali ma al momento di calciare è anticipato di giustezza da Pitteri che per poco, però, non la butta nella sua porta. La gara non ha ritmi alti e la Clodiense la controlla. Al 39´ prove di gol con la conclusione di Gritti, Okroglic c´è. Una punizione ospite, poi al 46´ il solito Gambino raccoglie un altro lancio, la stoppa e si gira. Il suo tiro è toccato da Pitteri e scavalca l´estremo chioggiotto. Rotto il ghiaccio ci si attende una ripresa scoppiettante, ma l´Alto controlla e la Clodiense fatica a trovare varchi negli ultimi 16 metri. Gritti è una locomotiva, dall´altra parte una penetrazione di Mastroianni convince Logofatu all´uscita. Il raddoppio è una delle due perle di giornata. Gritti si veste da Felipe Anderson, lascia sul posto un avversario, supera un altro con un delizioso “scavetto” e dal fondo serve con il contagiri Cozzolino che arriva con il piattone e “fotografa” Okroglic. Curiosità: erano 5 minuti che Siega attendeva il cambio, c´è voluto un gol per fermare finalmente il gioco. Della serie, quando un fallo laterale potrebbe salvare la porta. Zanin toglie Gambino e stabilisce con Marrazzo il record di squadra delle “zeta” in campo. L´attaccante lo ricambia con un gol fantastico: entra a sinistra e toglie di giustezza la ragnatela all´incrocio opposto. Tutto il resto è gioia dei tifosi.

(La Nuova Venezia) Addio sogni playoff per la Clodiense. La formazione veneta viene asfaltata dall’Altovicentino, che vince per 3-0 e consolida la sua seconda posizione. Venti punti di differenza fra le due squadre si son visti tutti, con i vicentini che hanno fatto una gran partita, certificando una stagione superlativa. Svaniscono i sogni di gloria per la Clodiense, dato che è vero che la Union Pro non ha fatto risultato, ma l’ArzignanoChiampo si è imposto in casa del Tamai e ha blindato l’ultima posizione utile per il raggiungimento degli spareggi promozione.Non è stata una gara molto combattuta, con la Clodiense che ci ha creduto fino a un certo punto. Anche il suo tecnico Pagan, squalificato e in tribuna, aveva dato poca impressione di crederci («Per agganciare i playoff avremmo dovuto sperare in troppe coincidenze», l’osservazione del mister granata) e l’andamento della sfida all’intervallo sembrava già segnato.Un’impronta diversa alla gara la dà Gritti, schierato a sorpresa sull’esterno offensivo, lasciando a Pignat il compito di affiancare Di Girolamo e Bertozzini nella linea difensiva. Il "mastino" dei padroni di casa è incontenibile, la Clodiense impiega un bel po’ a prendere le contromisure giuste. Già al 5’, proprio Gritti, serve una bella palla a Gambino che si coordina al volo, ma la manda a sfiorare il palo. E 10’ più tardi torna come un treno su una ripartenza avversaria, interrompendola di petto. Insomma, proprio una bella sorpresa. Al 19’ i padroni di casa vengono fermati dal palo, anche se lo trovano in maniera del tutto casuale, con Gambino che si libera fra i due centrali, ma al momento di calciare è anticipato di giustezza da Pitteri: quest’ultimo rischia l’autorete, il palo lo grazia.Al 39’ prove di gol con la conclusione di Gritti, Okroglic c’è. Anche il gol arriva in maniera casuale. Tutto parte da una punizione per gli ospiti, respinta dalla difesa, Gambino raccoglie l’ennesimo lancio, stoppa e si gira al limite dell’area: il suo tiro è toccato da Pitteri e scavalca l’estremo chioggiotto. Rotto il ghiaccio, ci si attende una ripresa scoppiettante, ma l’Altovicentino controlla agevolmente, mentre la Clodiense fatica a trovare varchi negli ultimi sedici metri. Gritti è una locomotiva, dall’altra parte una penetrazione di Mastroianni convince Logofatu all’uscita.Il raddoppio è una delle due perle di giornata. Gritti lascia sul posto un avversario, supera un altro con un delizioso scavetto e dal fondo serve con il contagiri Cozzolino che arriva con il piattone ed impallina Okroglic. Nel finale il neoentrato Marrazzo arrotonda il risultato con un gol fantastico: entra a sinistra e toglie di giustezza la ragnatela all’incrocio opposto.